di Angela Merolla
Il paesaggio è di particolare bellezza, il verde il colore dominante, qua e là macchie di fiori gialli spezzano la continuità cromatica, in lontananza un tranquillo corso d’acqua lascia specchiare la collina vestita diviti; che delizia l’aria frizzantina in questa mattinata di sole! Taurasi, terra irpina custode della tradizione e dell’arte di far vino, antico borgo contadino, dove i greci piantarono le prime viti, i romani seppero pregiarsi del succo dei loro grappoli. Il vino Taurasi, prodotto in 17 comuni dell’Irpinia, è nato dopo decenni di supporto vinicolo ai viticoltori del nord Italia e della Francia, che a fine ottocento si erano visti distruggere i loro rigogliosi vigneti dal bacillo della fillossera e di conseguenza erano stati costretti ad acquistare i vini nei territori non infetti, perciò dallo scalo di Taurasi ogni giorno partivano vagoni carichi di vino dalla storica “Ferrovia del vino” per lontane destinazioni. Ma quando, negli anni ’30 anche in Irpinia arrivò la fillossera unitamente allo scoppio della seconda guerra mondiale, quelle campagne un tempo rigogliose, furono abbandonate a se stesse.

Poi finalmente la rinascita nel dopoguerra, lenta e di difficili scelte, fortunatamente indirizzate ad impiantare le varietà di vitigni della tradizione locale, quindi di Greco, Fiano e Aglianico altrimenti perse per sempre nei tempi.
Per i viaggiatori appassionati, è ardua la scelta tra le numerose cantine presenti sul territorio, ma noi oggi puntiamo alla Cantina Antonio Caggiano.
Arriviamo all’azienda ci aspetta Antonio Caggiano in persona, da subito,un fiume in piena, ci parla della sua creatura, la cantina, costruita negli anni novanta, che vuole anche essere memoria della cultura contadina con foto e quadri di vita rurale che tappezzano le pareti, antichi attrezzi agricoli in esposizione.

Non nasconde la sua esuberante personalità, ne la vivida saggezza di chi lungimirante ha saputo precorrere i tempi.
Ci addentriamo in ambienti dal soffitto a volta che ricordano antiche segrete, in corridoi tra pareti di roccia dove nascono fontane e si aprono nicchie, antri stipati di bottiglie di vino in affinamento, poi una grande sala divisa in tre navate, dove il vino Caggiano riposa in barrique francesi ovattate da un silenzio mistico, protette dal crocifisso che sovrasta l’altare.

La cantina è sicuramente di notevole impatto visivo, ma lontana dalla semplicità genuina della realtà agricola locale, edificata con un’architettura dalle sfumature spesso improprie; per colpire l’appassionato degustatore basta offrirgli un buon calice vino.
Proseguiamo fino ai locali dove avviene la vinificazione; grossi serbatoi d’acciaio per vinificare in bianco e in rosso, da una parte due rotomaceratori di grosse dimensioni ora in disuso sebbene efficaci ed efficienti, ma ci spiega, non adatti a tutti i vitigni e soprattutto ad una produzione di qualità, il buon vino ha i suoi tempi che vanno rispettati.

Una rampa di scale costeggiata da una parete di roccia ci inoltra nell’ultima sala quella per l’imbottigliamento dove convogliano ogni anno oltre 150.000 bottiglie destinate ai mercati dell’America settentrionale, Asia orientale, Medio oriente, Unione Europea.
Finito il nostro tour in cantina, calice alla mano siamo pronti per la degustazione del Taurasi Vigna Macchia Dei Goti-Docg annata 2009, gradazione alcolica 14%.
Vino prodotto dal vitigno Aglianico 100% in purezza, che si sviluppa a circa 320 metri sul livello del mare in contrada Macchia Dei Goti, qui i terreni calcarei-argillosi risultano ricchi di ceneri vulcaniche che, come in tutta l’Irpinia, sono frutto delle gittate di materiale eruttivo proveniente dal Vesuvio.

Le uve raccolte dopo la piena maturazione a fine ottobre-inizio novembre, diraspate e pigiate sono sottoposte a fermentazione con macerazione intensa, a successiva fermentazione malolattica ed il vino trascorre un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno tre anni di cui almeno uno in legno di quercia proveniente dalle foreste di Cher,Vosges e Troncais.
Al calice si palesa limpido , ancora rosso rubino ma intenso, con leggera tramatura granato nella sua lenta evoluzione, allo sciabottare lente lacrime di un vino consistente.

Porto al naso, invitante impone attenzione, intenso, complesso, sicuramente fine, comodamente si liberano in primis riconoscimenti speziati di chiodi di garofano, floreali con ricordi di viole macerate, fruttati di frutti rossi polposi, infine sfumature di cenere e lievemente balsamiche.
Al sorso, il vino si espande in bocca secco, caldo la gradazione alcolica si sente tutta, morbido e avvolgente, abbastanza fresco, un tannino elegante, gradevole ma che chiede ancora un po’di tempo, sul finale sapido, anche il palato conferma frutta rossa di ciliegia carnosa,di corpo.

C’è equilibrio, un vino intenso, persistente e fine al gusto, pronto ma per emozionare, chiede altro riposo.
Un Taurasi sicuramente armonico.
L’identità dei vitigni e dei pregevoli vini irpini, salvaguardati nella loro tradizione territoriale, da questa ed altre aziende; una bella storia.
Buon vino a tutti.
Indirizzo: Contrada Sala, 3, 83030 Taurasi AV
Telefono: 328 831 0782
Angela Merolla
by Angela Merolla
The landscape is particularly beautiful, green is the dominant color, here and there patches of yellow flowers break the chromatic continuity, in the distance a quiet stream reflects the hill dressed in vines; what a delight the crisp air on this sunny morning! Taurasi, Irpinia land guardian of the tradition and art of making wine, an ancient peasant village, where the Greeks planted the first vines, the Romans knew how to take pride in the juice of their grapes. Taurasi wine, produced in 17 municipalities of Irpinia, was born after decades of wine support to the winemakers of northern Italy and France, who at the end of the nineteenth century had seen their lush vineyards destroyed by the phylloxera bacillus and consequently had been forced to buy wines in uninfected territories, therefore from the Taurasi station every day wagons loaded with wine left the historic “Wine Railway” for distant destinations. But when, in the 1930s, phylloxera also arrived in Irpinia together with the outbreak of the Second World War, those once lush countrysides were abandoned to themselves.

Then finally the rebirth in the post-war period, slow and with difficult choices, fortunately aimed at planting the varieties of vines of the local tradition, therefore Greco, Fiano and Aglianico otherwise lost forever in time.
For passionate travellers, it is difficult to choose between the numerous wineries present in the area, but today we aim at the Antonio Caggiano Winery.
We arrive at the company and Antonio Caggiano himself awaits us, immediately, a river in full flow, he talks to us about his creation, the winery, built in the nineties, which also wants to be a memory of peasant culture with photos and paintings of rural life that cover the walls, ancient agricultural tools on display.

He does not hide his exuberant personality, nor the vivid wisdom of someone who was farsighted and knew how to be ahead of his time.
We enter vaulted rooms that recall ancient dungeons, corridors between rock walls where fountains emerge and niches open up, caves packed with bottles of wine maturing, then a large room divided into three naves, where the Caggiano wine rests in French barriques muffled by a mystical silence, protected by the crucifix that overlooks the altar.
The cellar is certainly visually striking, but far from the genuine simplicity of the local agricultural reality, built with an architecture with often inappropriate nuances; to impress the passionate taster, all you have to do is offer him a good glass of wine.

We continue to the rooms where the winemaking takes place; large steel tanks for making white and red wines, on one side two large rotary macerators now in disuse although effective and efficient, but he explains to us, not suitable for all vines and above all for quality production, good wine has its times that must be respected.
A flight of stairs flanked by a rock wall takes us to the last room, the bottling room, where over 150,000 bottles destined for the markets of North America, East Asia, the Middle East and the European Union are conveyed every year.
After our tour of the cellar, glass in hand we are ready for the tasting of the Taurasi Vigna Macchia Dei Goti-Docg 2009 vintage, alcohol content 14%.

Wine produced from the 100% pure Aglianico grape variety, which develops at about 320 meters above sea level in the Macchia Dei Goti district, here the calcareous-clayey soils are rich in volcanic ash which, as in all of Irpinia, are the result of the eruptive material from Vesuvius.
The grapes harvested after full ripening at the end of October-beginning of November, destemmed and pressed, are subjected to fermentation with intense maceration, followed by malolactic fermentation and the wine spends a mandatory aging period of at least three years, at least one of which in oak wood from the forests of Cher, Vosges and Troncais.
In the glass it appears clear, still ruby red but intense, with a light garnet texture in its slow evolution, to the slow sloshing of tears of a consistent wine.
On the nose, inviting, it requires attention, intense, complex, certainly fine, easily releasing spicy recognitions of cloves, floral with hints of macerated violets, fruity of pulpy red fruits, finally nuances of ash and slightly balsamic.

On the palate, the wine expands in the mouth dry, warm the alcohol content is felt all over, soft and enveloping, quite fresh, an elegant tannin, pleasant but that still asks for a little time, on the savoury finish, also the palate confirms red fruit of fleshy cherry, full-bodied.
There is balance, an intense wine, persistent and fine to the taste, ready but to excite, it asks for more rest.
A Taurasi certainly harmonious.
The identity of the vines and the fine Irpinia wines, safeguarded in their territorial tradition, by this and other companies; a beautiful story.
Good wine to everyone.
Indirizzo: Contrada Sala, 3, 83030 Taurasi AV
Telefono: 328 831 0782